giovedì 7 dicembre 2017

Il film documentario La vita non sa di nomi




Sala degli Specchi del Teatro Valli Reggio Emilia
Sabato 16 dicembre ore 17, Ingresso libero

Produzione Festina Lente Teatro e Giovanna Poldi Allai
Con il contributo di Azienda USL di Reggio Emilia
Finanziamento collettivo BeCrowdy


Dall’incontro tra le due registe è nata l’idea di unire le due diverse attitudini e forme espressive per realizzare insieme un film, così da preservare nel tempo un’esperienza teatrale unica.
Il film è il racconto del progetto teatrale che a Reggio Emilia coinvolge un gruppo di persone con fragilità e disagio psichico seguite dal Dipartimento di Salute Mentale della Sanità Pubblica, alcuni operatori sanitari e i cittadini vogliosi di partecipare. Una realtà artistica nata dal disagio e dall’esclusione, una compagnia fuori dall’ordinario, che dal 2002 è in grado di emozionare e interrogare gli spettatori.Cosa significa andare in scena sul palcoscenico della vita?
È la domanda a cui tutti i protagonisti tentano di dare una risposta.Le più diverse individualità sono valorizzate e ognuno trova le sue ragioni e i suoi modi per esserci e per partecipare con determinazione e con coraggio sgretolando lo stigma, etichetta troppo sbrigativa che viene appiccicata a chi è diverso. La compagnia mostra la sua fragilità, senza vergogna, mostra altri modi di stare al mondo. Dove sta la follia? Dove sta la ragione?
Regista e attori ci lasciano nel dubbio tra chi sia matto e chi matto non è, sono troppo impegnati in corse pazze, lanciare mazzi di fiori, rubarsi la corona dalla testa, recitare ricette di cucina e interrogarsi su vertiginose questioni filosofiche, piuttosto che farci annoiare in classificazioni e graduatorie inutili. A quarant’anni dalla legge Basaglia.



martedì 3 ottobre 2017

PROGETTO TEATRO E SALUTE MENTALE



IL MERAVIGLIOSO ORDINARIO
30 novembre, 1 dicembre 2017 Teatro Cavallerizza, Reggio Emilia
 
I giornali parlano di tutto, tranne che del giornaliero. I giornali mi annoiano, non mi insegnano niente; quello che raccontano non mi riguarda, non mi interroga né tanto meno risponde alle domande che mi pongo o che vorrei porre. Quello che succede veramente, quello che viviamo, il resto, tutto il resto, dov’è? Quello che succede ogni giorno, il banale, il quotidiano, l’evidente, il comune, l’ordinario, l’infra-ordinario, il rumore di fondo, l'abituale dov'è?                                            
George Perec
                                                                                    
In scena un gruppo fuori dall’ordinario composto da persone che soffrono di disagio psichico, che con sensibilità e creatività, tra verità e finzione, contendono lo spazio scenico alle convenzioni sociali, alla prepotenza, all’egoismo, vogliono liberarsi da imposizioni che imprigionano, vogliono rendere straordinario l’ordinario. Vorremmo raccontare storie ordinarie, fatte di persone, di desideri, di passioni.

Una piccola rivoluzione la nostra, ci si riappropria di tutto ciò che consideriamo
banale: la cura di noi stessi, delle nostre care cose, degli altri.

Una piccola grande ordinaria rivoluzione: recuperiamo lentezza, ascolto, empatia, portiamo dentro quello che prima era fuori e fuori quello che era dentro. Una piccola grande rivoluzione, la vita autentica si impone alla forma e la vita irrompe sul palcoscenico mettendo in crisi la finzione. Un teatro fatto di persone, attori fuori dagli schemi, capaci di trasformare la fatica del vivere in poesia e di offrirsi al pubblico con la sincerità del proprio corpo, dei propri movimenti, della propria voce.

Dal 2002 Festina Lente Teatro porta avanti un progetto teatrale in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Reggio Emilia, Scandiano e San Polo, nell’ambito del progetto della Regione Emilia-Romagna “teatro e salute mentale”, con la Fondazione I TEATRI di Reggio Emilia e con il patrocinio del Comune di Reggio Emilia.


Progetto e Regia: Andreina Garella
Ambientazione: Mario Fontanini
 

Con: Stefano Barbieri, Elena Beltrami, Luciano Bertazzoni, Lorena Bianchini, Marco Cavalli, Giovanni Coli, Carmine Cirillo, Valeria Ferrari, Elia Ferri, Bruna Fogola, Enrico Franchi, Giampaolo Gualtieri, Caterina Iembo, Elena Manenti, Patrizia Marcuccio, Stefano Marzi, Antonia Prandi,  Consuelo Tamburrino, Massimo Torri, Aurelio Vergai.

Musiche: Banda di Quartiere, diretta da Emanuele Reverberi

Organizzazione: Patrizia Marcuccio
Ufficio Stampa: Raffaella Ilari

mercoledì 26 aprile 2017

LA TERRA DESOLATA





con Leyla Akgul, Maria Anusca, Nissrin Baradii, Fridous Benson, Hasna Belouad, Olga Budistean, 
Pia Bizzi, Nuria Cabanas, Claudia D’Auria, Ilaria Donelli,Sokhna Mariama Diakhate, Roberta Garulli, Alida Guatri, Polina Gusca,Christiana Gnoukouri, Angela Marchetti, Enrica Mattavelli, Flora N'gbo, Glory Okojie, Teresa Portesani, Elena Ricci, Simona Spaggiari, Patrizia Sivieri,Silvia Tarasconi, Marta Toschi, Elena Vezzani

regia Andreina Garella
ambientazione Mario Fontanini 
al piano Ailem Carvajal Gomez
Foto Caterina Orzi
organizzazione Alida Guatri 
Ufficio Stampa Raffaella Ilari

“Ma una cosa è certa: costruire muri al posto di ponti e chiudersi in stanze insonorizzate,
non porterà altro che a una terra desolata, di separazione reciproca,
che aggraverà soltanto i problemi.”  
Zygmunt Bauman

I muri sono pesanti, sigillano, segregano, separano e nel proliferare di muri, barriere, reclusioni, in società tecnologicamente avanzatissime e psicologicamente fragilissime, diventa urgente riflettere sulle paure, sull’ignoranza e le ragioni che spingono a rinchiuderci/rinchiudere, separarci/separare, fermarci/fermare.

A partire da queste riflessioni, così come da numerosi stimoli culturali offerti dal pensiero di Zygmunt Baumann, nasce “La terra desolata” il nuovo progetto teatrale di Festina Lente Teatro, regia Andreina Garella, ambientazione Mario Fontanini, che andrà in scena domenica 7 maggio (dalle 16 alle 18; ingresso gratuito) a Parma nella Chiesa sconsacrata di San Quirino (b.go Romagnosi 1/a).
In scena 27 donne migranti, profughe, richiedenti asilo e native. Donne che coraggiosamente si mettono in viaggio, a volte fuggono, arrivano in luoghi nuovi e diversi, desiderose di fare.

“La terra desolata” nasce da un laboratorio teatrale rivolto ad un gruppo di ventisette donne, iniziato nel mese di febbraio e strutturato in una ventina di incontri, realizzato da Festina Lente Teatro e Associazione Vagamonde, con il contributo di Comune di Parma e Coop Alleanza 3.0, in collaborazione con Forum Solidarietà, Consorzio Solidarietà Sociale, con il Tavolo dell’accoglienza femminile (nato nell’ambito del Protocollo per la presa in carico delle vittime e potenziali vittime di tratta) e la rete di associazioni che si occupano di migrazione, inclusione, accoglienza.

Raccontano, aggiungono cultura a cultura, scambiano memoria con memoria: il teatro diventa scambio e incontro, il luogo dove poesia, parole ed emozioni si intrecciano e si sovrappongono in un viaggio attraverso le differenze di cultura e la comunanza dei sentimenti, creando un tessuto di emozioni e di sapienza. Uno strumento per superare le differenze culturali, senza cancellarle e favorire relazioni nuove e inedite.
Attraverso il teatro si permette di confrontarsi con la propria condizione di sradicamento: si dà voce ai racconti delle donne, per capire, aprirsi, accogliere e, forse, anche il teatro potrà fare da guida nell’individuare una strada possibile.

Lo spettacolo sarà strutturato come una sorta di visita, un percorso attraverso lo spazio dove, in alcuni punti, si svolgeranno, in contemporanea, diverse azioni teatrali, che si ripetono ininterrottamente.
Parte integrante sarà la video installazione realizzata da Migrabilia, un laboratorio, composto da ragazzi, richiedenti asilo e rifugiati di Ciac Onlus - Parma, condotto da Giovanna Poldi Allai.

Da 14 anni Festina Lente Teatro, in collaborazione con Vagamonde, porta avanti un’articolata esperienza teatrale, rivolta a donne migranti e native, nella quale si è sviluppato uno scambio creativo fra diverse culture: un teatro portatore di pari opportunità, uno strumento privilegiato di educazione e di integrazione sociale. In questi anni hanno indagato temi quali il viaggio migratorio, le diverse forme di discriminazione ed esclusione sociale, i diritti sanciti e quelli negati, la violenza di genere.