Ambientazione Mario Fontanini
Musiche di scena Ailem Carvajal
Con Leyla Akgul, Isabel Arpasaca, Barbara Baistrocchi, Pia Bizzi, Valentina Brinza, Roberta Garulli, Polina Grusca, Alida Guatri, Fiorella Guerra, Klaudia Hoxha, Angela Marchetti, Eugenia Michel, Zainab Mouachi, Joy Olayanju, Mariateresa Portesani, Fatima Rjaibia,
Daniela Stratulat
Foto e video Stefano Vaja
A cura di Festina Lente Teatro e Vagamonde
Una commissione di Verdi Off in prima assoluta
In collaborazione con Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma
Protagoniste sono un gruppo di giovani donne italiane di seconda generazione, figlie di famiglie di varie nazionalità o di coppie miste, che vivono quotidianamente ancora la faticosa, a volte conflittuale, ridefinizione di un’identità collocata tra la cultura d’origine e quella in cui sono cresciute, accompagnate in scena anche da un gruppo di donne native e migranti di prima generazione.
Da più di trent’anni il tema della migrazione viene trattato sempre con la retorica dell’eccezionalità e dell’emergenza, ma ormai c’è una generazione di figli e figlie di migranti che hanno studiato e sono cresciuti nelle nostre città. Donne dalle biografie molto ricche e diverse tra loro, alcune cittadine italiane, altre ancora senza riconoscimento legale, alcune nate in Italia, altre arrivate quando erano bambine, spesso costrette a vivere le contraddizioni di una società ancora intrisa di luoghi comuni.
StraOrdinarie è dedicato a tutte le donne protagoniste delle opere di Giuseppe Verdi, donne fuori dai canoni decisi dalla società, capaci di rompere con il vecchio mondo per pensarne a uno nuovo e di riscattare i propri diritti con un canto inno alla libertà, proprio come per Violetta ne La Traviata.
Lo spettacolo, sviluppatosi nell’arco di un anno, suddiviso in tre movimenti, rappresenta la tappa conclusiva di un lungo e articolato lavoro fatto di interviste, riflessioni, narrazione di storie, confluite nella drammaturgia dello spettacolo e che ha anche portato alla nascita del Podcast “Parole. Istruzioni per l’uso”, in cui le voci delle donne hanno creato un vocabolario di parole ancora inesplorate che hanno ripreso vita (casa, conflitto, diritti, cittadinanza, omologazione, paura, responsabilità, tempo, identità, riscatto, frontiere, possibilità, conoscenza, privilegio, pregiudizio).
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